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Jolie Papillon in esclusiva al Mamì: torna in Italia la “farfalla” del burlesque

“La bellezza si vede, il fascino si sente”, diceva un raffinato cultore dello charme femminile come Roberto Gervaso. E l’aforisma si addice alla perfezione alla fluorescenza di Jolie Papillon, una delle più celebri burlesquer del pianeta. Un corpo sinuoso dai tratti mediterranei e un’allure da diva anni ’50 che illude e poi pietrifica, Jolie ha deciso di fare della seduzione una forma d’arte, diventando un’icona del glamour internazionale contesa dalle copertine di Vogue e Vanity Fair. Sopra di lei, forse, solo Dita von Teese. 

Oggi, cittadina di Londra, si divide tra Dubai e New York dove i suoi spettacoli di burlesque sono già un cult. Ma pochi sanno che nelle vene di questa pluripremiata performer di fama mondiale scorre puro sangue riminese. 

Prima di diventare Jolie Papillon, infatti, indossava i panni, assai più sobri e casti, di Ildy Schiavoncini, una bella ragazza riminese che, prima di trasferirsi ormai quindici anni fa nella City, si divideva tra studi accademici e lavoretti saltuari: “Perché ce l’ho fatta? Perché nella mia vita non è mai esistito un piano B. Sapevo che il mio futuro era sul palcoscenico e ho fatto di tutto perché la mia vita si allineasse ai miei sogni”.

“La bellezza inizia nel momento in cui decidi di essere te stessa” diceva Coco Chanel e, anche Jolie, dopo il diploma in accademia a Bologna, ha cominciato ad avere successo quando, con la forza trainante della tenacia e dell’ambizione, ha finalmente liberato il suo istinto: “L’incontro col burlesque è stato mozzafiato, il classico colpo di fulmine – ricorda – io ho sempre avuto una solida preparazione tecnica nella danza ma, fino ad una certa età, non avevo ancora deciso che forma dare alla mia energia. Poi, dopo aver vinto una borsa di studio a Londra, folgorata da piume di struzzo, corsetti e guepiere, l’istinto mi ha indicato la strada”. 

Da Rimini a Londra il viaggio sembrava di sola andata e, invece, i prossimi 15 e 16 novembre, per la prima volta, Jolie tornerà ad esibirsi nella sua città natale. Sarà infatti lei, fortemente voluta da Severine Isabey, la guest-star del Gala d’inaugurazione del nuovo Mamì Bistrot di Rivabella che tornerà ad accendersi dopo sei mesi di faraonico restyling: “Tornare a Rimini nei panni di Jolie Papillon sarà strano ma emozionante – spiega – io sono profondamente fiera della mia italianità e, oggi come ieri, mi porto dentro la tipica energia di noi romagnoli. Di Rimini, oltre alla mia famiglia, mi manca tutto: l’odore del mare, la piadina e i tagliolini allo scoglio. Sarà speciale esibirsi sul palcoscenico del Mamì, uno dei pochi locali in Romagna dove si promuovono le vere arti sceniche e dove gli artisti sono realmente valorizzati”. 

Acclamata come la “Regina del Burlesque Classico” da The Stage, Jolie Papillon si è formata in una delle più prestigiose accademie teatrali d’Europa e oggi è regolarmente protagonista di eventi privati internazionali di lusso e importanti festival di Burlesque. “Alle giovani che oggi si affacciano, per la prima volta, al mondo della danza – spiega – mi sento di dare un solo consiglio: credeteci fino in fondo, provateci senza mai lasciare rimpianti per strada perché, anche se è un mondo lastricato di ostacoli, quello dello spettacolo è un sogno che vale la pena coltivare. Poi forse non basterà la tecnica, il talento e l’ostinazione ma l’importante, nella danza come nella vita, è provarci fino in fondo”. 

Apparsa in prestigiose riviste di moda e in vari libri di burlesque, Jolie è stata riconosciuta più volte come una delle figure più influenti nel settore del burlesque nel Regno Unito ed ha intrattenuto numerose celebrità e membri della famiglia reale. La sua clientela comprende marchi prestigiosi come Dior, Hermès, Laurent-Perrier, Vogue, Porsche, YSL, Veuve Clicquot, L’Oréal e Belmond.

Esotica, glamour e squisitamente sofisticata, quando gli chiedi il segreto del suo successo, Jolie Papillon arrossisce, arriccia il naso e ammette: “Il complimento che mi mi fanno più spesso uomini e donne riguarda la mia classe, quel quid sottile, quasi impercettibile, che molti definiscono un dono divino. Nel tempo ho scoperto che a renderci desiderabili non è qualcosa che facciamo, ma qualcosa che senza saperlo abbiamo dentro di noi. Esiste una delicatezza di gesti e parole che non ha nulla a che vedere con l’educazione. Possiamo chiamarla ‘eleganza’, volendo, ma fortunatamente è qualcosa che, a differenza della bellezza, non sfiorisce col tempo ma, semmai, negli anni diventa ancora più bella. Esattamente come la farfalla (papillon) che, dopo un percorso di metamorfosi e faticosa evoluzione, si spoglia dalla crosta del bruco e indossa due splendide ali”. 

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