Per la prima volta, nel corso delle consultazioni per la formazione del nuovo governo, il neo-presidente del consiglio Mario Draghi ha convocato a Montecitorio il mondo culturale dello spettacolo, fra i più colpiti in assoluto dalla pandemia.
E in veste di presidente dell’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) – assieme al numero uno dell’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici) Mario Lovini – si è presentato nella Sala della Lupa di Montecitorio Carlo Fontana.
Per il mondo culturale dello spettacolo, appunto, una prima assoluta. Non era mai successo.
Nelle chat, in rete e su un po’ di stampa specializzata si è parlato di data “storica” e la stessa Agis, comunicandolo, ha lasciato intendere che a propiziare l’incontro sia stato proprio un artista, Nazzareno Carusi, il pianista abruzzese legatissimo a Gianni Letta che, cessata da qualche anno la carriera concertistica per le conseguenze di una frattura vertebrale, sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nelle istituzioni culturali italiane: consigliere del Teatro alla Scala, vicepresidente della Fondazione Orchestra Regionale Toscana di Firenze e direttore artistico della Società della Musica “Riccitelli” di Teramo, oltre che maestro dell’Accademia Internazionale di Musica di Imola e ordinario di “Musica da camera” al Conservatorio di Adria.
Presidente Fontana, quali spunti di rilievo ha colto nel suo incontro con Draghi durante le consultazioni, rispetto alla cultura e allo spettacolo?
“In primis, sono rimasto particolarmente colpito dalla attenzione e dalla grande disponibilità con cui il presidente Draghi ha ascoltato le nostre ragioni. Lo ha fatto, come nel suo stile, con lo spirito concretamente propositivo di chi vuole risolvere i problemi sul tavolo, a cominciare da quello della riapertura dei luoghi dello Spettacolo. Mi ha impressionato, in particolare, una sua frase quando, in apertura del suo intervento, ha detto che la pandemia ha rappresentato per l’Italia un ‘disastro culturale’. Sono parole forti, che dimostrano la piena consapevolezza delle dimensioni di questa crisi”.
Ecco, voi avete chiesto, in particolare, il sostegno alla riapertura. E infatti Draghi ha posto il problema come di assoluta rilevanza…
“Proprio così. E per essere più precisi, noi non abbiamo chiesto una riapertura da decidere oggi per domani, ma che se ne fissi una data possibile. Semplicemente, non vorremmo che si ripetesse ciò che è accaduto nei giorni scorsi con gli impianti da sci, che erano pronti per ripartire e, 24 ore prima del via, sono stati bloccati in extremis. E’ chiaro che ragionare nel medio-lungo periodo è azzardato perché la situazione pandemica è in costante evoluzione ma, quando si parla di teatri e cinema, per questioni anche solo logistiche e promozionali, si deve giocare d’anticipo. Per questo abbiamo chiesto di fissare una data più o meno certa che consenta agli organizzatori di prepararsi nel modo migliore e al pubblico di tornare ad abituarsi a questi interessi. Perché, tra l’altro, non è affatto scontato che, con la riapertura, si torni da un giorno all’altro ad affollare le sale”.
I ristori, di qualsiasi ambito si parli, in questo Paese restano un tema dolente, ma anche qui Draghi è stato molto determinato…
“Noi non abbiamo parlato di indennizzi, che è una parola che non piace al nuovo premier, bensì di incentivi. E mi pare che il Presidente sia sulla nostra linea.Penso al Tax-Credit, già felicemente applicato all’industria del cinema e dell’audiovisivo e che potrebbe essere esteso con lo stesso successo anche allo spettacolo dal vivo. Dunque, al di là dei contributi del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo), abbiamo chiesto al presidente di ragionare anche su forme indirette di finanziamento che stimolino il rapporto con l’impresa, perché non dobbiamo dimenticare che il mondo dello Spettacolo è esso stesso un’impresa produttiva”.
Rispetto al governo Conte, lei nota un cambio di passo?
“Per la verità, il ministro Franceschini è rimasto al suo posto e dunque già questo prefigura una continuità. Ma è una continuità benvenuta, come mi pare anche Draghi abbia sottolineato. Nel governo Conte si è lavorato in particolare attraverso la politica dei ristori che, senza dubbio, hanno rappresentato una misura indispensabile. Ma, ovviamente, non si può vivere solo di indennizzi e oggi, per noi, il tema centrale è la riapertura delle attività ed è per questo che abbiamo appunto bisogno di incentivi. Più che un cambio di passo, il mondo dello Spettacolo si aspetta un passo in avanti. E il presidente draghi sembra proprio volerlo fare.
Lei è presidente dell’Agis da quasi otto anni. E questo è, senza dubbio, il periodo più complicato della sua esperienza. Quando finalmente la pandemia sarà un ricordo, come sarà il mondo dello Spettacolo?
“Mi aspetto uno scenario profondamente cambiato. Ci sarà innanzitutto la necessità di ripensare il prodotto artistico coniugandolo con quelle nuove tecnologie che, in questi mesi, bene o male, ci hanno comunque consentito di non recidere del tutto il cordone ombelicale che ci lega da sempre al nostro pubblico. Penso che bisognerà cambiare anche il modo stesso di produrre gli spettacoli e, poiché in questi momenti bisogna sforzarsi di pensare positivo, mi auguro che, come avviene puntualmente dopo ogni crisi, anche questa volta possano nascere nuove opportunità”.
Come l’Agis ha lasciato intendere pubblicamente, la vostra convocazione è stata resa possibile dall’interessamento di Nazzareno Carusi. Un gesto prezioso e non comune, in questo momento così difficile…
“È vero. È stato il maestro Carusi a propiziare con la sua autorevolezza il nostro invito da parte del presidente Draghi, ponendogli il problema e facendo in modo che nelle consultazioni si confrontasse anche con i rappresentanti del mondo dello spettacolo. Il suo è stato un gesto tanto più prezioso perché spontaneo e di questo bisogna dargli grande merito, anche alla luce proprio delle riflessioni che Draghi ha dedicato al nostro comparto ieri sera. A nome dell’Agis, a lui va tutta la nostra gratitudine e riconoscenza”.