Una delle sue grandi passioni è l’equitazione anche se – come lui stesso promette solennemente – “quest’anno, diploma a parte, la priorità la darò alla ginnastica perché avverto il peso della responsabilità e poi, diciamo la verità, un campionato di A1 non capita tutti i giorni”.
Ma Enrico Renzi, sammarinese di nascita e cesenate d’adozione, è fatto così. Talento inestimabile ma con un carattere un po’ ondivago che lo porta, ogni anno, a ridisegnare le priorità della sua vita: “Quest’anno sarà l’ultimo anno di liceo – ricorda il 18enne – quindi prendere il diploma con un bel voto sarà il mio obiettivo primario. Però, un campionato di questo livello impone un atteggiamento molto serio ed un’applicazione costante e dunque, studio a parte, cercherò di dedicare alla ginnastica il maggior tempo possibile. Io non so in che misura potrò contribuire alla causa, ma certamente, se sarò chiamato, mi farò trovare pronto. Lo devo a coach Germani, che ha sempre avuto belle parole per me, e lo devo anche ai miei compagni”.
Specialista al corpo libero e volteggio, lo scorso anno – come ha ammesso anche lo stesso coach Germani – “Enrico è stato fondamentale perché, quando a febbraio la squadra era decimata dalle assenze, lui ci ha letteralmente salvati”. Quest’anno sarà una “riserva di lusso”, un ruolo che – assicura Denzel (questo il suo nomignolo in palestra) – interpreterà con tutto l’impegno possibile.
Enrico, ma come nasce la passione per la ginnastica?
“Penso di essere sempre stato portato per questa disciplina perché, fin da bambino, mi divertivo a fare capriole, ruote e salti funambolici sul lettone. Un anno poi, durante ‘Sport in Fiera’, una rassegna che si svolge ogni anno a San Marino, ho incontrato Nicoletta Martinini (allenatrice in seconda del Gymnastic Romagna Team) che, dopo avermi visto esibire con attrezzi di cui ignoravo persino il nome, mi ha detto: ‘Enrico, io ci vedo qualcosa in te. Che ne dici se vieni a provare a in palestra?’. E’ stato in quel momento che ho capito che, forse, la ginnastica poteva diventare qualcosa d’importante”.
Come hai vissuto la promozione in A1?
“Io, a dire il vero, dopo un 2019 sportivamente orribile, avevo iniziato la stagione senza grandi stimoli. Vivevo uno di quei momenti in cui ti chiedi che cosa vuoi fare davvero nella vita e, macerandomi tra mille domande esistenziali, non ero più così sicuro che la ginnastica dovesse avere un ruolo centrale nelle mie giornate. Il debutto della stagione, invece, anche se la mia preparazione non era ottimale, ha sorpreso anche me e quel buon risultato, ottenuto in maniera un po’ rocambolesca, mi ha fatto capire che, forse, non ero così distante dal livello degli altri atleti. Da lì è stato un crescendo di forma…”.
Come hai vissuto la promozione in A1?
“In maniera altalenante perché, per le vicissitudini legate al Covid, mi sono dovuto sorbire un paio di quarantene. Anche sul piano fisico, con qualche problema alle tibie, non ero proprio al top e dunque, in alcune fasi della stagione, sono stato quasi del tutto assente. Anche se mi è dispiaciuto non fare le ultime gare, devo dire che sono stato contentissimo della promozione, soprattutto per i miei compagni che se la sono meritata fino in fondo. Io, sinceramente, non mi sarei mai aspettato quel risultato e, forse, proprio per questo, è stato ancora più bello”.
Sei single, ma una donna molto importante nella tua vita è il coach Nicoletta che voi tutte chiamate affettuosamente “la zia Nico”…
“A dire il vero, per me – più che una zia – è una seconda mamma. E’ stata lei a tirarmi dentro a questa avventura e, nei momenti più duri, quando avevo bisogno di un conforto o magari di un semplice abbraccio, lei c’è sempre stata. Averla in squadra per me è un sollievo e le sarò sempre grato perché, nei miei momenti down, è riuscita a spronarmi e, anche con parole dure, a rimettermi sempre in carreggiata”.
Il passaggio tra Pasquali e Germani?
“Sul piano tecnico sono due professionalità stratosferiche. Entrambi preparatissimi, hanno un carattere diverso – Pasquali più chiuso, Germani più proteso verso i rapporti umani – ma, anche se hanno metodi di allenamento differenti, sono comunque due mostri di bravura”.
Ambizioni per il prossimo anno?
“Se ascoltassi il mio pessimismo cosmico leopardiano direi che sarà dura, molto dura. Ma ci siamo meritati la serie A1 e dunque venderemo cara la pelle. Andare in Final-Six non sarà facile perché ci sono altre squadre molto competitive con atleti che hanno gareggiato in Olimpiadi e Mondiali, ma sono sicuro che, anche grazie all’innesto di Abad, faremo bella figura”.