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Mamì Bistrot: “Il Covid non spegnerà i nostri sogni”

“La logica inviterebbe alla prudenza e magari, anziché ripensare ogni giorno a come reinventare le nostre attività, sarebbe più razionale prendersi una pausa e dare appuntamento a tutti al 2021. Ma spegnere un’insegna vuol dire anche far morire un pezzo di città. Per questo, ragionando più con il cuore che con il portafoglio, abbiamo deciso di lanciare un messaggio di ottimismo e andare avanti”. 

Parla con gli occhi lucidi Severine Isabey, titolare a Rivabella assieme al fratello Arnaud e al marito Massimiliano dello storico ristorante “La Posada” e del nuovissimo “Mamì Bistrot”, la neonata baguetteria di viale Toscanelli. Un locale consolidato ed uno da lanciare per questa giovane imprenditrice di origini francesi che gestisce i due poli gastronomici più rinomati della piccola frazione riminese: “Fare impresa durante i mesi invernali a Rivabella è già complicato – spiega Severine – se poi dobbiamo anche lottare con tutti i limiti imposti dai Dpcm allora diventa una vera impresa. La chiusura anticipata alle 18, ad esempio, ci obbligherà a delle modifiche sostanziali nella logistica e nell’accoglienza. Allo stesso modo le norme sulla distanza sociale in un locale come La Posada hanno, di fatto, dimezzato la nostra ricettività e dunque anche i nostri incassi. Tuttavia abbiamo deciso di provarci e, garantendo alla nostra clientela i massimi standard di sicurezza, continueremo a lavorare con l’energia e la passione che ci hanno sempre contraddistinti”.

Per Severine la sfida è ancora più difficile perché mentre la Posada è un locale ormai avviato con una clientela già fidelizzata, il nuovo Mamì Bistrot è una start-up sbocciata nel cuore del lockdown con una storia ancora tutta da scrivere. Anche se, a dire il vero, quella storia parte da lontano, dalla Francia degli anni ’60 dove, nella cittadina di Montbéliard – patria delle celebri salsicce francesi – la nonna Mamì, oggi 92enne, gestiva un ristorante stellato: “Il Mamì Bistrot è un omaggio dedicato soprattutto a lei che, fin da piccola, mi ha insegnato l’amore per la gastronomia. Un’insegnante molto impegnativa – ricorda – visto che il locale che ha gestito per 35 anni aveva conquistato una stella Michelin”. 

E tra i tavoli del Mamì, in un’atmosfera da Belle Epoque, tutto parla di quella nonna che – tra potage, foie gras ed escargots – ha tramando alla nipote tutti i segreti della nouvelle cousine: la posateria antica, i servizi in porcellana di Limoges, le tazzine del caffè ognuna diversa dall’altra e quei dettagli vagamente chic che raccontano una storia e un’identità che, spigolando tra sentimento e memoria, nessuno potrà mai clonare: “Rivabella, d’inverno, è quasi un quartiere dormitorio – conclude Severine – ma, recependo anche l’appello dell’amministrazione comunale sul progetto del Parco del Mare, dopo aver aperto la Posada ormai 40 anni fa, abbiamo voluto scommettere anche su questa nuova avventura imprenditoriale costruendo un locale ambizioso dove, da troppi anni, c’erano le macerie di un rudere. Oggi i nostri locali sono due delle pochissime insegne accese d’inverno nella frazione, ma l’auspicio è che, in un futuro non troppo lontano, Rivabella accolga nuovi progetti imprenditoriali e si trasformi in un polo serale del divertimento in grado di competere, dodici mesi all’anno, anche con il centro storico di Rimini”. 

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