Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Isa, Mark ed Oni, ovvero i Planet 23. Con Marco Cordi e Luca Antolini stanno per far uscire il loro nuovo album “Other Lights”. E’ un disco tutto da ascoltare e perché no, pure da ballare.
L’album esce su Jaywork Music Group, una realtà musicale davvero in crescita, che da spazio a nuovi talenti ed artisti italiani e non… l’importante è che facciano bella musica dal sound internazionale.
E’ senz’altro questo il caso dei Planet 23. “La pandemia ha cambiato molto gli scenari musicali. Secondo noi, però, la scena Techno Elettronica sembra essere in crescita. Ed anche le sonorità più Tech/House sono state molto apprezzate”.
Come raccontereste la vostra musica? Quali riferimenti musicali e sonori avete?
Essendo personalità diverse che lavorano nel mondo della musica, abbiamo sperimentato una fusione di generi ispirati da grandi artisti come Depeche Mode, Kraftwerk, Nine Inch Nails. Il mix che ne esce è la nostra musica.
In che direzione andrà la pop / dance? Sentiremo ancora produzioni che mescolano elementi nuovi a classici anni ’80 e ’90?
Certo, gli anni ’80 e ’90 continueranno ad esercitare un grande fascino sulle masse per le loro atmosfere. In futuro crediamo però ci possa essere un’evoluzione per quanto riguarda la ricerca sempre più approfondita di nuove sonorità.
L’ondata di pezzi anni ’80, sulla scia del successo di Kungs o Purple Disco Machine, è già finita? Ha alzato alla fine un po’ il livello qualitativo delle produzioni?
Negli anni ’70 e ’80 anni le produzioni più importanti partivano sempre da grandi idee musicali. Ora forse c’è più qualità sonora, grazie anche alle nuove tecnologie, nel ridare vita a queste produzioni, con nuovi mixaggi, groove, mastering ed effetti che li rendono più potenti nelle dancefloor… ma l’originalità di allora rimane da battere.
Che momento vive la musica house? E la techno? E l’elettronica più sperimentale?
Tendenzialmente i clichè dei vari stili restano ben definiti, ma sempre di più questi confini si stanno assottigliando, con produzioni che molto spesso presentano sfumature di generi diversi.
Tra i dj pop star di oggi (ad esempio Calvin Harris, Diplo, David Guetta), chi resta un punto di riferimento?
Tutti i big che hanno fatto la storia resteranno sempre dei punti di riferimento, uno su tutti il compianto Avicii.
E invece il sound urban, che cambia sempre, come lo vedi? Troppi addetti ai lavori italiani lo snobbano, ma resta probabilmente un riferimento, senz’altro più vicino al pop?
Il pop a volte non è compreso. Crediamo che pop sia “popolare”, cioè vicino ai gusti del main stream, quindi facilmente accessibile.
Ci sono gli spiragli per un vero e tangibile risveglio “artistico” dell’Italia dopo gli anni della pandemia?
Ce lo auguriamo tutti, la musica ne ha sicuramente bisogno ed è una delle motivazioni che ci ha spinto a collaborare.
Cosa è migliorato e cosa invece è rimasto uguale nei locali italiani dopo lo stop dovuto alla pandemia?
Abbiamo notato che l’età media dei fruitori dei locali si è abbassata, forse perché i ragazzi oggi sono i più spensierati, i più desiderosi di ritornare a divertirsi come prima. Con il progetto “Other Lights” ci auguriamo di far divertire diverse generazioni con un messaggio di speranza per il futuro.